Parola della Domenica
8 Giugno 2025 -
Pentecoste - anno C
Dal Vangelo secondo Giovanni (Gv 14, 15-16.23-26)
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: “Se mi amate, osserverete i miei comandamenti; e io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Paràclito perché rimanga con voi per sempre. Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui. Chi non mi ama, non osserva le mie parole; e la parola che voi ascoltate non è mia, ma del Padre che mi ha mandato. Vi ho detto queste cose mentre sono ancora presso di voi. Ma il Paràclito, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, lui vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto”.
Con voi, presso di voi, in voi
Lo Spirito che oggi nuovamente riceviamo è il frutto della preghiera di Gesù per noi. Una preghiera incessante e continua perché “abbiamo la vita e l’abbiamo in abbondanza” (Gv 10,10).
Ci troviamo nel contesto dell’ultima cena di Gesù con i suoi discepoli prima della sua Pasqua e notiamo che tutto il brano è dominato dalla grande preoccupazione di Gesù di “non lasciarli”. In questo lungo discorso (Gv 14-17) Gesù si pone come un “consolatore” per i suoi: si preoccupa di mostrare loro che la relazione con Lui non sarà interrotta dalla sua morte, ma sarà resa “eterna”, definitiva proprio dal suo passaggio attraverso la morte e dal dono dello Spirito che, alla sua morte, effonderà su di loro. Non dimentichiamo che l’evangelista Giovanni fa coincidere l’evento della croce con il dono dello Spirito alla prima “Chiesa” che nasce ai suoi piedi: “chinato il capo, consegnò lo Spirito” (Gv 19,30).
Lo Spirito è “l’altro Paraclito”, letteralmente Colui che “è chiamato presso” di noi “perché rimanga con noi per sempre”. E la sua presenza non prolunga “semplicemente” la relazione fra noi e il Figlio (“non vi lascerò orfani” Gv 14,18), ma inaugura in noi la relazione che il Figlio stesso ha con il Padre. Lo Spirito tesse in noi per sempre la relazione filiale fra Dio, “Padre nostro” e il Figlio che vive in noi (cfr. Gal 2,20): “Dio mio e Dio vostro, Padre mio e Padre vostro”, dirà il Risorto a Maria Maddalena (Gv 20,17).
Questo legame cresce sulla via dell’amore: “se mi amate…”. Oggi con insistenza il Risorto ce lo ripete: “se mi amate…” (Gv 14,15); “se uno mi ama…” (Gv 14,23). L’amore per Gesù è il primo passo, ci apre all’accoglienza di Lui che ci parla: “osserverete i miei comandamenti” (Gv 14,15); “osserverà la mia Parola” (Gv 14,23). Gesù qui non sta facendo riferimento ai “comandamenti” in modo generico, ma ai “MIEI comandamenti”, a una Parola che viene da Lui, o meglio alla Parola che è Lui stesso con la sua vita (“il Verbo si fece carne” Gv 1,14, la Parola si è fatta persona vivente). Il termine “comandamento” nella lingua greca (en-tolè) significa “ciò che è posto dentro”. È una “pro-posta”, una Parola che Gesù non ci impone, ma che ci offre per essere custodita dentro di noi: posta dentro. Infatti Gesù parla di “osservare i suoi comandamenti”, dove il verbo “osservare” significa proprio “custodire, far rimanere”.
Il Risorto oggi ci ripete che, se abbiamo iniziato ad amarlo, non potremo non custodire in noi la “proposta-comandamento” di vita che Gesù ci offre, cioè la Sua vita. E notiamo che qui Gesù non usa un imperativo (“se mi amate, osservate i miei comandamenti…”), ma un futuro: “se mi amate, osserverete…”; “chi mi ama, osserverà…”. Il comandamento di Gesù è l’offerta della Sua vita che custodiremo in noi proprio in forza del Suo amore che abita in noi (lo Spirito!), e non per una imposizione che viene da fuori di noi.
Infatti l’amore (“se mi amate”) è già il segno della Sua presenza “in noi”, dello Spirito di Gesù che, riversato in noi, renderà la nostra vita sempre più somigliante alla Sua.
Cosa fa lo Spirito in noi? In che modo pone in noi la stessa relazione di Gesù con il Padre e la fa crescere?
Il vangelo di oggi ce lo dice attraverso due verbi: lo Spirito in noi “ci insegnerà” e “ci ricorderà”. Insegnare e ricordare sono due azioni di “interiorizzazione”, che operano “dentro” di noi qualcosa di potente e vitale.
Lo Spirito “insegnerà”, cioè “inciderà dentro” (in-segno) di noi sempre più profondamente i tratti del Figlio, quelli che abbiamo ricevuto con il nostro battesimo. Insegnare è opera di incisione interiore di una Parola ascoltata che trasforma la nostra vita dall’interno.
E ancora lo Spirito “ci ricorderà”, cioè “porterà nuovamente nel cuore” (re-cor) la Parola che Gesù ci ha lasciato. Lo Spirito è la memoria viva dell’amore con cui Gesù ci ha amati fino alla fine, una memoria che fonda ogni nostro passo e che abbiamo bisogno di alimentare quando ci sentiamo “orfani”, smarriti in mezzo alle fatiche della vita quotidiana.
Questo lo Spirito continua a fare in noi: “insegna” e “ricorda” perché la vita di Gesù cresca in noi e noi diveniamo “segno” della Sua presenza nel mondo.