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Eventi

 

18 Gennaio 2016

 

“L’unità non è tanto una realtà da costruire, ma da scoprire perché Dio è unità, lui conosce l’unità nella diversità, ma non conosce la divisione e in questa sua realtà avvolge il cammino della chiesa, dell’umanità”.

Con queste parole, don Cristiano Bettega, direttore dell’ufficio nazionale per l’ecumenismo della CEI, lunedì 18 gennaio, ha aperto la settimana di preghiera per l’unità dei cristiani nella chiesa del nostro monastero guidando la celebrazione di una veglia di preghiera ecumenica.

Attraverso la presenza tra noi di questo fratello abbiamo desiderato sentirci più vicine al cammino ecumenico delle chiese, sostenendo l’impegno della chiesa cattolica che, come ci testimoniava don Cristiano, sta cercando di offrire uno spazio di incontro e dialogo alle altre chiese.

 

 


 

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L’unità del corpo di Cristo non sta semplicemente di fronte a noi come una meta difficile e forse irraggiungibile. Tanto è stato fatto nel corso degli anni, ma ci è chiesto di non stancarci di percorrere la via dell’incontro, delle relazioni nella condivisione del cammino. Forse spesso è proprio la durezza del cuore che trasforma la bellezza della diversità nel dramma della divisione. Questa chiamata alla fraternità ci interpella profondamente sia nella nostra vocazione francescana, sia come discepole, insieme a tanti fratelli, del Signore.

Siamo una piccola fraternità di 16 sorelle povere di Santa Chiara provenienti da diverse regioni d’Italia, di età varie comprese fra i 27 e i 93 anni, che il Signore ha “piantato” in S. Agata Feltria, piccolo paesino nell’entroterra Riminese, sulle colline del Montefeltro. Qui cerchiamo di vivere nell’umile quotidiano la sfida della radicalità del Vangelo in una vita di “santa unità e altissima povertà”, come figlie di Francesco e Chiara di Assisi, sorelle chiamate a testimoniare nella gioia l’Unico Bene che è il Signore che ci attira alla sua sequela. Il dono di essere sorelle chiamate dal Signore, si fa servizio nella preghiera, nella vita fraterna, nella grazia del lavoro, nell’accoglienza e nell’ascolto dei fratelli che il Signore pone sul nostro cammino. Così dentro il laboratorio della vita evangelica e fraterna sempre abbiamo sentito la chiamata alla conoscenza e all’incontro con realtà diverse dalla nostra perché anche la preghiera avesse dei volti concreti e gli spazi del nostro monastero rimanessero aperti.

Già diversi anni fa il Signore ha suscitato in noi il desiderio di conoscere più da vicino i nostri fratelli cristiani. Ci siamo aperti all’incontro invitando per alcuni anni Paolo Ricca, teologo della chiesa valdese, ripercorrendo con lui i motivi di una separazione, ma soprattutto riscoprendo l’Unico che ci unisce, nella condivisione della preghiera liturgica.

In questo cammino il Signore ha donato poi alla nostra fraternità di vivere un evento di grande grazia nel quale riconosciamo un dono del Suo amore che, come ogni dono di Dio, chiama l’esistenza a vita nuova. Per alcuni anni la nostra fraternità, grazie alla mediazione di p. Tecle Vetrali, ha potuto vivere una settimana di esercizi spirituali ecumenici insieme ad alcuni frati minori e a monaci e monache della Chiesa ortodossa che provenivano dalla diocesi di Timişoara in Romania. Ogni giorno la meditazione era illuminata dalla celebrazione liturgica secondo il rito cattolico-romano o ortodosso (Eucarestia o Divina liturgia e liturgia delle ore celebrata secondo i diversi riti). L’esperienza vissuta, soprattutto a livello liturgico nella diversità e ricchezza dei riti, ci ha aperto uno squarcio per “vedere” la bellezza “integrale” di una Chiesa che celebra con tutti i linguaggi concessi all’uomo. La presenza fratelli e sorelle provenienti da diverse chiese ha illuminato l’identità cristiana di ciascuno, donando a tutti la consapevolezza di non poter vivere le nostre rispettive vocazioni se non in una Chiesa che respiri “a due polmoni”, come era solito dire san Giovanni Paolo II. Questo incontro ha dato corpo e volto ad una tensione che portavamo già dentro mosse dalla provocazione della parole stesse di Gesù, dal suo desiderio che fossimo uno come suoi discepoli. Abbiamo così iniziato ad approfondire e a vivere un cammino di studio, approfondimento, conoscenza reciproca anche avvalendoci di fratelli che già da tempo si dedicavano al dialogo ecumenico e interreligioso come le comunità monastiche di Camaldoli e di Bose. Anche nella preghiera quotidiana abbiamo sentito l’esigenza di rendere presente questo desiderio di comunione: ogni giorno al termine della celebrazione delle lodi mattutine ricordiamo ciò che celebrano i nostri fratelli cristiani nelle altre chiese, e ogni giovedì preghiamo in modo speciale per il dono dell’unità della Chiesa.

Consapevoli della grandezza e preziosità del dono ricevuto, custodiamo la chiamata a vivere in comunione con tutti i nostri fratelli e sorelle cristiani, accompagnando questo cammino con la preghiera e con gli incontri fraterni, fatti di piccoli gesti, quali possono essere una semplice telefonata o uno scritto, ma che dicono che l’altro ci sta a cuore.

Al Donatore di ogni Bene restituiamo tutto ciò che abbiamo ricevuto, i fratelli incontrati, la comunione sperimentata, per la crescita del Corpo di Cristo, a lode della Sua gloria.