Doratura a foglia libera
con bolo all'albume

Prima di effettuare la doratura a foglia libera bisogna accertarsi che la superficie gessata sia levigata in modo estremo, per evitare che qualche imperfezione sia riscontrabile sotto la foglia d’oro. L’oro è estremamente esigente, e sente ogni minima variazione.
In un’icona la doratura si effettua dopo aver tracciato a pennello il disegno ed aver inciso le parti da dipingere che si trovassero sotto l’oro, come le scritte, le aureole ed anche i contorni dell’immagine che saranno lambiti dall’oro. Dopo queste operazioni e prima della stesura del bolo si deve procedere alla sgrassatura della superficie con della trielina che verrà passata con del cotone su tutta la tavola. Da qui in avanti non si dovrà più toccare la superficie del gesso, specialmente con le mani, che sono sempre unte. A questo punto tutto sarà pronto per la stesura del bolo.
Il bolo d’Armenia è un argilla gialla o rossa, finemente macinata, che si stende sulla superficie preposta alla doratura e che ha come scopo di far aderire la foglia d’oro con maggior facilità.
Preparazione del bolo. Il bolo che andremo ad utilizzare è quello che si trova in commercio come semplice terra rossa umida, non mescolata a colla. Montiamo a neve un albume (basta per due o tre Icone di medie dimensioni) e lo lasciamo depositare minimo quattro o cinque ore (meglio se tutta una notte), raccogliamo quindi il liquido che si deposita e lo filtriamo. Prendiamo due parti di questo liquido (per un’Icona di medie dimensioni possiamo utilizzare come unità di misura un cucchiaino raso) e lo mescoliamo a due parti di bolo (possibilmente una di bolo giallo e una di bolo rosso). Per amalgamare il bolo con l'albume è preferibile macinarli sulla piastra di vetro con il macinello, così da schiacciare tutti i grumi del bolo. Per compiere questa operazione conviene aggiungere anche alcune gocce d'acqua. Si forma così una pasta cremosa. Se ne prende una presa di pennello e la si dulisce con acqua in un vasetto fino a renderla una soluzione acquerellata. . 
Si inizia ora la stesura del bolo sulla superficie da dorare utilizzando un pennello di scoiattolo ben pulito e cercando di dare pennellate mosse, in varie direzioni. Appena sciutta, dopo dieci minuti, si può lucidare con un panno morbido di cotone, o di luno, o di seta. Per la seconda mano si aggiunge una punta di bolo denso, si stende la seconda mano, si lascia asciugare e si lucida. Così sarà per le altre mani, aggiungendo ogni volta una punta di bolo denso, La soluzione così diventerà sempre più corposa, ma con il pennello di soiattolo si può sempre stendere uno strato trasparente.  Si possono stendere fino a sei sette mani, cercando di ottenere  uno strato non troppo compatto. Eventuali peli lasciati dal pennello è bene toglierli solo quando la mano di bolo è asciutta. Se sulla superficie si notano delle parti più in rilievo si può carteggiare leggermente con carta vetrata 1000 o 1200. Come ultima lucidatura si può intervenire con unpennello apposito, con setole dure e molto strette, che lucida ancora di più della stoffa. Con questa operazione si asporta un po' di polvere d'oro. Nel caso si facessero dei buchi sarà bene ricare del bolo e dopo averlo lasciato ben asciugare rilucidare.  Si può stendere il bolo in una giornata e dorare il giorno dopo, per dare tempo al bolo di asciugare ed indurire.
Materiale per la doratura. Per la doratura a foglia libera sono necessari i seguenti attrezzi: un cuscino da doratore, formato da una tavoletta di legno con uno strato di ovatta ricoperto da una pelle di camoscio, ben liscia e sgrassata (con polvere di gesso o talco); un coltello da doratore; una o più pennellesse da doratura, formate da peli finissimi e radi di coda di vaio; piccoli pennelli tondi di vaio da usare nel caso in cui ci fossero intagli o piccole superfici.
Preparazione del primo “guazzétto”. Per la stesura della prima foglia d’oro si utilizza una soluzione composta da una misura di alcool a 95° e due misure di acqua.
Si passa così alla doratura. Si adagia sul cuscino la foglia d’oro, la si taglia con il coltello nella dimensione voluta, si passa la pennellessa strofinandola sulla fronte o su una zona unta del volto (guancia, naso), si solleva la foglia d’oro appoggiandovi la pennellessa che la farà aderire a sé, e dopo aver ben bagnato la superficie prescelta con un pennello morbido inumidito con il guazzetti, si appoggia la foglia sul bolo umido con un gesto deciso e che assecondi la discesa della foglia stessa. Venendo a contatto col bolo inumidito la foglia si stende facilmente come attratta; eventuali bolle d’aria possono essere eliminate con un batuffolo di cotone idrofilo, perché l’adesione deve essere la migliore possibile. La stesura continua così foglia dopo foglia, avendo cura di farle aderire una accanto all’altra con una leggera sovrapposizione. Dopo aver steso quattro o cinque pezzi d'oro, sarà bene prendere una cartina vuota di oro decalco e appoggiandola sulle foglie fare una discreta pressione con un batuffolo di cotone.  Nel caso la carta si unimudisse fermarsi subito e aspettare ancora qualche minuto che la foglia sia più asciutta. Questa operazione ha due scopi: togliere ancora residui di bolle d'aria e aiutare la foglia ad attaccarcsi al bolo. Tale operazione è importantissima ed eviterà di avere i micro punti rossi di bolo a vista dovuti alle microbollicine di aria che si erano frapposte fra l'oro e il bolo.
Dovendo dorare un’icona è preferibile partire dal punto più vicino all’immagine, per lavorare attorno alle linee curve, e lavorare procedendo dall’alto verso il basso, avendo cura di tenere la tavola inclinata per far sgrondare l’acqua in eccesso.
Una volta asciutto l'oro può essere brunito, conferendo all’oggetto una profonda intensità di tono e lucentezza estrema; per realizzare questa operazione finale ci si avvale di appositi utensili di varie forme, di una pietra dura, generalmente la pietra d’agata, tagliata, molata e lucidata, montata su un manico di legno.
 Fondamentale è attendere il giusto tempo per l’operazione di lucidatura, tempo che varia moltissimo in base alla stagione e all’umidità dell’aria; se si lucida troppo presto si rischia di asportare o segnare la foglia d’oro, se troppo tardi si rischia di graffiare la foglia. Per quanto riguarda questo tipo di lucidatura si può attendere da un minimo di un’ora ad un massimo di quattro ore.
Per la lucidatura ad agata “diretta”, deputata alle zone in cui si vuole raggiungere una maggior lucentezza, si può attendere un’ora dalla stesura della prima foglia e passare direttamente l’agata sulla superficie da lucidare senza asportare preventivamente gli eventuali eccessi d’oro. Importante per una buona riuscita del lavoro è un corretto utilizzo della pietra d’agata: si deve calcare sulla superficie con mano leggera, ferma, sicura e con pressione regolare, senza esagerare, se no si faranno delle incisioni che deturpano la visione.Per le parti opache si può lucidare con pelle di camoscio. Potrà succedere che delle piccole zone ritornino rosse, con bolo a vista; questo si ha quando non si è bagnato a sufficienza. Per bagnare il giusto bisogna ripassare più volte la zona, quasi a creare uno spessore di bagnato. Se si passa una volta o due si bagna il bolo che assorbe subito e non potrà in seguito far aderire la foglia.
Dato il poco spessore dell’oro attuale si deve doppiare l’oro, cioè passare una seconda foglia sulla prima. Per questa operazione si deve  preparare un secondo “guazzétto”. In questo caso utilizzeremo, per inumidire la superficie, una soluzione di acqua e alcool a 95° nella misura di uno a uno (50% di ogni prodotto) o direttamente con vodka o grappa (non aromatizzate). Questa volta si dovrà inumidire una superficie un po’ più stretta della foglia che si dovrà applicare, per evitare che il liquido fuoriesca bagnando la prima foglia ed opacizzandola. Anche con la seconda foglia bisogna schiacciare con cartina e cotone le foglie, dopo aver steso quattro o cinque pezzi.
Una volta terminata la stesura della seconda foglia si dovrà nuovamente attendere il giusto tempo di asciugatura dell’oro (per la seconda foglia i tempi di attesa si riducono un po’) per poi riprendere con le varie fasi di brunitura della superficie.
La protezione dell’oro avviene stendendo una mano di nitrolacca o Zapon con un pennello sintetico piatto. Il pennello si dovrà ripulire in diluente alla nitro e successivamente con acqua tiepida e sapone di Marsiglia.